COSA VUOL DIRE “CRISI DI GOVERNO”?

Si parla di “crisi di governo” quando viene meno il rapporto di fiducia tra il Parlamento e il governo, o quando il presidente del Consiglio presenta le dimissioni.

CRISI DI GOVERNO


È la situazione nella quale un governo presenta le proprie dimissioni a causa della rottura del rapporto di fiducia con il Parlamento. Per formalizzare la crisi può servire un passaggio parlamentare, cioè un voto di sfiducia del Parlamento, ma niente vieta al presidente del Consiglio di presentare direttamente le proprie dimissioni al presidente della Repubblica.

L’articolo 94 della Costituzione «Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere».

Le crisi possono essere parlamentari o extraparlamentari:

  • le crisi parlamentari si verificano quando viene meno la maggioranza, quando cioè il governo non ha più la maggioranza dei voti alle Camere.

Il governo può subire un voto di sfiducia (art. 94La mozione di sfiducia deve essere firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera e non può essere messa in discussione prima di tre giorni dalla sua presentazione.”) o andare in minoranza dopo aver posto la fiducia su un provvedimento o sul proprio operato;

  • Le crisi extraparlamentari, invece, vengono formalizzate con le dimissioni spontanee del presidente del Consiglio.

Prima di accettare le dimissioni del presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica potrebbe chiedere il “rinvio alle camere”: potrebbe cioè parlamentarizzare la crisi, rinviando il governo alle Camere per la verifica, attraverso un voto di fiducia, della sussistenza o meno di una maggioranza.

Nella storia della repubblica, quasi tutte le crisi di governo sono state extraparlamentari, cioè con le dimissioni del governo e senza voto di sfiducia.

SOLUZIONI POSSIBILI AD UNA CRISI DI GOVERNO

  1. CONSULTAZIONI
    Fanno parte delle “consuetudini costituzionali”.

Una volta formalizzata la crisi di governo, il presidente della Repubblica apre le consultazioni, cioè quella fase di incontri e colloqui con leader politici e istituzionali che ha l’obiettivo di capire se il Parlamento sia ancora in grado di esprimere una maggioranza. Al termine delle consultazioni il presidente decide se e a chi assegnare l’incarico per la formazione di un nuovo governo.

  • MANDATO ESPLORATIVO
    Anche se non è previsto dalla Costituzione, l’assegnazione di un incarico per la formazione di un nuovo governo può essere preceduta dal mandato esplorativo, che si rende necessario quando le consultazioni non abbiano dato indicazioni significative.

Di solito, per il mandato esplorativo viene incaricata una figura istituzionale, come il presidente della Camera o il presidente del Senato. Il compito di chi lo riceve è quello di verificare attraverso una serie di incontri informali se esista la possibilità di formare una nuova maggioranza. Di fatto, si tratta di una prosecuzione delle consultazioni fuori dal Quirinale, ma per conto del presidente della Repubblica.

  • SCIOGLIERE LE CAMERE
    Se durante le consultazioni dovesse emergere che non esiste un’altra maggioranza possibile in questo Parlamento, il presidente della Repubblica scioglierà le camere: il primo passo verso le elezioni politiche.
  • L’INCARICO
    Se durante le consultazioni dovesse risultare, invece, che c’è una maggioranza parlamentare possibile (anche con nuove alleanze) e che c’è una persona in grado di avere la fiducia di quella maggioranza per formare un governo, allora il presidente della Repubblica conferirebbe a quella persona l’incarico di formare un governo. L’incaricato, che di solito accetta con riserva, fa a sua volta un giro di consultazioni e torna dal presidente della Repubblica per sciogliere, positivamente o negativamente, la riserva. Subito dopo lo scioglimento della riserva si arriva alla firma dei decreti di nomina del capo dell’esecutivo e dei ministri. Seguono giuramento e fiducia.

Il presidente della Repubblica in questa fase decide a chi affidare l’incarico di formare un governo e  nomina i Ministri, tenendo conto delle opinioni del Parlamento.

  • GOVERNO TECNICO

Si tratta di un governo affidato a dei “tecnici”, quali economisti o professori e sostenuto da quasi tutti i partiti che, in una situazione di particolare gravità, dovrebbero decidere di fare un atto di responsabilità, di perseguire obiettivi minimi e comuni e di non andare al voto.

  • GOVERNO DI SCOPO

Si tratta di un governo con un compito ben preciso e quindi una scadenza: il compito potrebbe essere quello di garantire le funzioni dell’esecutivo fino a nuove elezioni, quello di arrivare all’approvazione di una nuova legge elettorale o, oggi, quello di garantire l’invio alla Commissione Europea, entro il prossimo 30 aprile, del Piano nazionale di ripresa e resilienza, approvato dal governo ma non ancora dal Parlamento, da cui dipendono i circa 210 miliardi di euro di fondi che potrebbero arrivare all’Italia dall’Unione Europea con il Recovery Fund.

  • GOVERNO.ISTITUZIONALE
    Si tratta di un governo, come il governo tecnico, sostenuto dalla maggioranza dei partiti, ma guidato da una figura delle istituzioni scelta da Presidente della Repubblica.

RIMPASTO

Si verifica quando all’interno del governo vengono sostituiti uno o più ministri, modificando in alcuni casi gli equilibri tra i partiti che sostengono la maggioranza.

NUOVE ELEZIONI

 Il presidente della Repubblica scioglie il parlamento, e indice nuove elezioni, per votare i deputati e i senatori di un nuovo parlamento.
Secondo la Costituzione, il Presidente della Repubblica non può sciogliere il parlamento negli ultimi 6 mesi del suo mandato (il cosiddetto “Semestre bianco”).

Nel caso di Mattarella, questi 6 mesi cominciano questa estate, alla fine di luglio 2021.