RECOVERY FUND: un aiuto o un inganno?

Il 6 maggio la Commissione europea presenterà una proposta per il Recovery fund

Recovery fund: che cos’è, come funziona, sarà un prestito o una sovvenzione?

Ieri 23 Aprile si è tenuta l’attesa riunione del Consiglio europeo, che ha approvato il pacchetto di misure economiche per affrontare la profonda crisi economica aperta dall’emergenza Covid – 19: Mes, Sure e Bei operativi da giugno ( di cui abbiamo gia parlato https://www.lagiuristaonline.it/coronavirus-mes-eurobond-coronabond-cosa-sono/ ) nonchè il via libera al Recovery fund (letteralmente “fondo di recupero”), nato da una proposta francese e appoggiato anche dall’Italia, demandando alla Commissione l’individuazione, entro la data del 6 maggio, del fabbisogno del Recovery necessario a dare una risposta concreta alla necessità di ripresa economica. Il Fondo sarà legato al bilancio 2021 – 2027 dell’Unione europea.

Ma cos’è questo Recovery fund?

Si tratta di un fondo garantito dal bilancio dell’UE finalizzato all’emissione di obbligazioni, i c.d. recovery bond (detti anche Ursula bond dal nome della Presidente della Commissione europea.

Il finanziamento del fondo avverrebbe tramite la liquidità raccolta grazie all’emissione dei recovery bond, titoli di debito comune, in un’ottica di solidarietà europea. La liquidità raccolta verrebbe destinata, in primis, ai paesi maggiormente colpiti dall’emergenza sanitaria, tra cui Italia e Spagna.

Ma cosa si intende per titoli garantiti dal bilancio europeo?

Si fa riferimento all’emissione di obbligazioni comuni per le quali la condivisione del rischio (debito insoluto) sarebbe condivisa tra tutti gli Stati solo per il futuro, e non per i debiti passati. Così, escludendo la mutualizzazione sui debiti pregressi, si troverebbe una linea d’intesa con i paesi del nord Europa, tra i quali Olanda, Germania, Svezia, Norvegia e Austria, restii alla condivisione degli oneri legati ai debiti.

Qual è la differenza tra recovery bond e eurobond (coronabond)?

Nei primi, come abbiamo visto, la condivisione del rischio tra i Paesi europei è solo per i debiti futuri. Dunque, gli Stati meno indebitati non sarebbero costretti a farsi carico del corposo debito pregresso dei paesi del sud; nel secondo caso, invece, la condivisione del rischio copre i debiti futuri e quelli passati, ed è questa la ragione alla base della ferma opposizione a tale strumento da parte del fronte nord dell’Europa. Infatti, un eventuale default di uno Stato membro andrebbe a gravare sulle spalle di tutti gli altri.

Il Recovery fund, dunque, si presenta quale posizione intermedia, un compromesso tra le posizioni e le richieste dei vari paesi europei. Inoltre, una volta distribuite le risorse tra i paesi più colpiti, si attuerà un controllo sull’utilizzazione delle stesse onde evitare negative deviazioni dal fine per il quale verranno redistribuite, dunque si tratterà di risorse finalizzate e vincolate.

Con questo fondo si punterebbe ad ottenere una liquidità fino a 1.000 miliardi di euro, in aggiunta a quelli già messi a disposizione con le misure già approvate dall’ Eurogruppo: MES, BEI e SURE.

Inoltre, la BCE (Banca Centrale Europea) potrebbe legittimamente acquistare i titoli di debito emessi, i recovery fund.

Tuttavia persistono criticità e problematiche ancora insolute relative alla mutualizzazione del debito legato al Recovery fund. Prestiti o sovvenzioni?

Da un lato abbiamo Italia e Spagna, appoggiate dalla Francia, che chiedono una sovvenzione, un trasferimento a fondo perduto, dunque con mutualizzazione del debito emesso in comune e dei relativi interessi, che resterebbe in capo al Bilancio dell’UE senza andare a gravare sul debito pubblico nazionale. Dall’altra l’opposizione del fronte nord, con Germania e Olanda, che invece propendono per una distribuzione delle risorse tra i paesi più colpiti attraverso prestiti, con restituzione del debito in un lungo lasso di tempo ( 25 – 30 anni) e a tassi bassissimi.

 La base giuridica sarebbe l’articolo 122 del Trattato sul funzionamento dell’ Ue, già usata per il meccanismo Sure (100 miliardi) che sostiene i piani nazionali di lavoro a orario ridotto come la cassa integrazione.

Si attende il 6 maggio, data stabilita per la presentazione di una proposta da parte della Commissione europea che possa mediare tra le diverse posizioni dei paesi membri e dare una risposta concreta alle difficoltà economiche legate all’emergenza sanitaria.

Il 7 maggio la Commissione pubblicherà le Previsioni di primavera, che permetteranno di valutare la salute finanziaria dei 27 Stati membri.