MOZIONE DI SFIDUCIA AL MINISTRO BONAFEDE: cosa significa e cosa accadrà?

Il Ministro della Giustizia Bonafede

Nelle ultime ore si sente parlare di mozione di sfiducia individuale contro il Ministro della Giustiza Bondafede, ma sappiamo di cosa si tratta e cosa ciò significa?

LA NOTIZIA

Negli ultimi giorni è crescente la polemica che vede coinvolto il Ministro della Giustizia Bonafede, attaccato su più fronti. Sulla scia della vicenda della scarcerazione dei boss di mafia e dello scontro tra il pm Nino Di Matteo e il ministro Bonafede sulla mancata nomina del magistrato al vertice del Dap, è andato crescendo il malcontento attorno alla figura del Ministro che è culminato nel deposito di una mozione di sfiducia individuale al Guardasigilli al Senato, dove i numeri della maggioranza sono molto risicati. Compatta la destra, che ha visto il sostegno anche di Forza Italia che in passato ha sempre rifiutato di sottoscrivere mozioni di sfiducia nei confronti di singoli ministri. Salvini, nell’annunciare il provvedimento, non ha risparmiato un invito al senso di “responsabilità” anche da parte del Governo  “Conto che anche dentro la maggioranza ci sia qualcuno che si sta ponendo le stesse domande – ha detto – Perché non è una questione di destra o di sinistra: sono usciti dei delinquenti che dovrebbero stare in carcere a vita senza una motivazione plausibile e altri ne usciranno. Sono contento che si offra agli italiani la possibilità di andare oltre perché si è portata fin troppa pazienza”.  L’invito sembra essere rivolto al partito di Renzi, Italia Viva, che ha già più volte mostrato di agire in contrapposizione in seno alla maggioranza di Governo. Si resta in attesa del 13 maggio, data in cui Bonafede sarà nell’ Aula della Camera (dovrà far sapere nelle prossime ore a palazzo Madama se verrà per una informativa sulla vicenda carceri o per l’esame della mozione di sfiducia).

MA COS’E’ UNA MOZIONE DI SFIDUCIA?

In Italia parlamento (potere legislativo) e governo (potere esecutivo) sono legati da un rapporto fiduciario. Il governo per assumere i suoi poteri deve ottenere la fiducia del parlamento.

La mozione di sfiducia è una deliberazione del Parlamento nei confronti del Governo: se le Camere votano la sfiducia nei confronti dell’intero Esecutivo o di un singolo Ministro, significa che vengono meno il consenso e la legittimazione acquisite al momento del conferimento del mandato (che inizia dopo che le Camere hanno votato la fiducia).

FONDAMENTO NORMATIVO

L’articolo 94 della Costituzione sancisce che ” Il Governo deve avere la fiducia delle due Camere. Ciascuna Camera accorda o revoca la fiducia mediante mozione motivata e votata per appello nominale. Entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia“. Dunque, tale articolo regola la fiducia e la mozione di sfiducia, strumento con cui il parlamento pone fine a tale rapporto fiduciario col governo.

COME SI VOTA LA MOZIONE DI SFIDUCIA?

  • entrambe le Camere possono revocare la fiducia al Governo o ad un singolo ministro con una specifica mozione di sfiducia, firmata da almeno un decimo dei componenti della Camera;
  • la votazione della mozione di sfiducia avviene dopo almeno 3 giorni dalla sua presentazione (lasso di tempo che serve per riflettere sulla questione);
  • la votazione avviene con voto nominale, quindi ogni componente dichiara il proprio nome e cognome e si assume al responsabilità del voto.

Se la votazione è positiva, il Governo o il ministro è tenuto a dimettersi.

Mentre in altri paesi, come Spagna o Inghilterra, il capo del governo ha la facoltà di revocare il mandato a un singolo ministro, la costituzione italiana non prevede esplicitamente questa possibilità.

SFIDUCIA DI UN SINGOLO MINISTRO

Dal 1986, in seguito alla presentazione di una mozione di sfiducia nei confronti dell’allora Ministro degli esteri Andreotti (Dc), l’articolo 115 del regolamento della camera prevede che per le mozioni di sfiducia rivolte a un singolo ministro si applichi la stessa disciplina delle mozioni di sfiducia al governo (sottoscrizione da parte di almeno un decimo dei componenti della camera, discussione dopo almeno tre giorni dalla presentazione, voto nominale).

SENTENZA DELLA CORTE COSTITUZIONALE

A dirimere i dubbi circa la legittimità della mozione di sfiducia individuale, rivolta quindi non all’intero Governo ma ad uno solo dei Ministri, è intervenuta nel 1996 la Corte Costituzionale con la sentenza n.7/1996 con la quale ha affermato la legittimità della mozione di sfiducia individuale con obbligo di dimissioni laddove una delle camere del parlamento ( Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) approvi la mozione. Qualora l’obbligo di dimissioni non sia rispettato, il Presidente della Repubblica può nominare il nuovo titolare dell’ufficio, con sostituzione del titolare sfiduciato.

La Corte si era espressa in seguito al ricorso dell’allora Ministro di grazia e giustizia del governo Dini, Filippo Mancuso, sfiduciato dal senato. La sentenza afferma inoltre che, vista la considerazione paritaria delle due camere, la sfiducia individuale è applicabile al senato anche se è prevista esplicitamente solo dal regolamento della camera.

I DATI DELLE MOZIONI DI SFIDUCIA INDIVIDUALI

La mozione di sfiducia individuale è riconosciuta ufficialmente da molti anni, ma è stata scarsamente utilizzata.

Dal 1990 al 2017 sono state presentate 58 mozioni di sfiducia individuale, di cui solo 24 discusse e votate. Negli ultimi anni il ricorso allo strumento è decisamente aumentato, fino a toccare le 26 mozioni presentate nella scorsa legislatura. Dunque, in una sola legislatura sono state presentate quasi la metà delle mozioni di sfiducia individuale presentate in totale nelle ultime 8 legislature.

Il gruppo parlamentare che ha sfruttato maggiormente lo strumento nella XVII legislatura è stato il Movimento 5 stelle: delle 6 mozioni discusse, 5 sono state presentate dal movimento fondato da Beppe Grillo. L’aumento delle mozioni frena nella XVIII legislatura, quando il Movimento sale al governo. Di media vengono discusse poco più della metà delle mozioni di sfiducia individuale presentate. L’unico caso di sfiducia individuale approvata rimane, ad oggi, quello dell’ex ministro Mancuso.

QUAL E’ IL SIGNIFICATO POLITICO DI UNA MOZIONE DI SFIDUCIA INDIVIDUALE?

Nonostante lo strumento possa apparire poco efficace, i parlamentari continuano a presentare mozioni di sfiducia. Tale incremento è dovuto all’instabilità del sistema. Ma non è necessario discutere una mozione per ottenere la fine del mandato di un ministro: questo, infatti, può essere utilizzato come strumento dalle opposizioni per creare instabilità nel Governo. In contesti conflittuali si possono sfruttare i meccanismi parlamentari per manifestare con forza il proprio dissenso nei confronti dell’operato di un membro del governo, come sta di fatto accadendo oggi con la mozione di sfiducia a carico del Ministro Bonafede, o come è accaduto in passato al Ministro dei Trasporti Toninelli, al quale vennero rivolte due mozioni di sfiducia nel marzo 2019.

Tuttavia, tale strumento può essere anche come mezzo per evitare al Governo di chiedere le dimissioni di un Ministro e sopperire al mancato potere in capo al Presidente del Consiglio di revocare direttamente un ministro. Caso esemplificativo quello di Maurizio Lupi (Ncd). L’ex ministro per le infrastrutture, sospettato di abuso d’ufficio, si dimise prima ancora della discussione della mozione. Le dimissioni non furono, tuttavia, pienamente volontarie: Renzi, allora Presidente del Consiglio, dichiarò infatti che se Lupi non si fosse dimesso avrebbe dato libertà alla maggioranza su come votare, voto che avrebbe presumibilmente portato alla sfiducia del Ministro.

VARI CASI DI MOZIONE DI SFIDUCIA INDIVIDUALE

Spesso le mozioni di sfiducia non riguardano strettamente l’operato del governo, bensì il più delle volte si fondano sul sospetto di atti illeciti o quantomeno illegittimi.Tra i casi più recenti di mozione di sfiducia individuali presententi negli ultimi anni possiamo ricordare la mozione del M5s contro Maria Elena Boschi (Pd), ex ministro per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento del governo Renzi, con la quale si muoveva l’accusa che il ministro avesse avallato l’approvazione del decreto “salva banche” al fine di aiutare il padre, ex vicepresidente di Banca Etruria, salvata dal decreto.

Spingendo la memoria più indietro nel tempo possiamo ricordare un’altra nota mozione di sfiducia presentata nei confronti del ministro del lavoro Elsa Fornero, sotto il governo tecnico guidato da Mario Monti, per la gestione della questione degli esodati.

Dunque, quello della mozione di sfiducia si presenta da un lato quale strumento di controllo e democraticità laddove un ministro o l’intero Governo venisse meno agli impegni assunti e ai doveri nei confronti del popolo, del parlamento e della Costituzione stessa; ma dall’altro finisce per assumere, nel contesto delle dinamiche politiche, le vesti di un arma che l’ opposizione di turno utilizza per indebolire il Governo, non sempre in una prospettiva di onorevole salvaguardia degli interessi del paese.