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Secondo la Suprema Corte, chi acquista un cellulare di un certo valore da un conoscente ad un prezzo palesemente troppo basso deve porsi il dubbio sulla possibile provenienza illecita
Sentenza n. 37824/2020
La Cassazione chiarisce che integra il reato di acquisto di cose di sospetta provenienza, la condotta di chi compra da un conoscente un cellulare come nuovo a un prezzo irrisorio.
Il caso
Un imputato viene condannato alla pena di 500 euro di ammenda per il reato di cui all’art. 712 c.p.
L’art. 712, che punisce infatti l’acquisto di cose di sospetta provenienza, al comma 1 prevede che: “Chiunque, senza averne prima accertata la legittima provenienza, acquista o riceve a qualsiasi titolo cose, che, per la loro qualità o per la condizione di chi le offre o per la entità del prezzo, si abbia motivo di sospettare che provengano da reato, è punito con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda non inferiore a euro 10.”
L’imputato ricorre in Cassazione.
La Cassazione con la sentenza n. 37824/2020 rigetta il ricorso in quanto inammissibile e manifestamente infondato.
Secondo la Suprema Corte il giudice ha correttamente ritenuto integrato l’elemento soggettivo del reato in quanto l’agente non ha usato la diligenza dell’uomo medio nel verificare la legittima provenienza del bene.
Il giudice ha poi negato la causa della non punibilità per particolare tenuità del fatto perché l’offesa al bene protetto non risulta particolarmente tenue stante il valore economico del cellulare all’epoca dei fatti.
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